About me

Questo spazio nasce con l'intenzione di condividere due mie grandi passioni: leggere e scrivere.
Qui troverete le recensioni dei libri che il destino mette sul mio cammino, quelli che scelgo per istinto in libreria o che mi sono stati consigliati.
Che siano classici o novità non ha importanza, l'importante è mantenere vivo l'amore per la lettura.
In più ogni tanto troverete le mie annotazioni, il mio punto di vista su ciò che mi circonda, ciò che coglie il mio sguardo sul mondo, come fosse un piccolo diario.
Il mio nome è Anna e vi do il benvenuto nel mio grande mondo!

Anna Crisci è nata a Firenze nel 1967, dove vive tuttora.
Autrice di commedie teatrali, scrive recensioni e
consigli di lettura sul sito Firenze Formato Famiglia e gestisce questo blog che è anche pagina Facebook dove tratta,
tra l'altro, di libri e spettacoli teatrali. Con il gruppo
ConsapevolMente si occupa di organizzare eventi per promuovere la figura femminile e la difesa della donna.
Nel 2017 ha partecipato con due
racconti all'antologia tutta al femminile “Squilibri”, edita
dalla Porto Seguro e ha pubblicato il suo primo romanzo "La lista di Clelia" anch'esso edito da Porto Seguro.



giovedì 30 giugno 2016

1Q84 di Haruki Murakami

Pubblicato in Italia nel 2011 da Einaudi e diviso in due volumi (Libro 1-2 e Libro 3), il romanzo di Murakami è per la precisione una ucronia: un genere di narrativa fantastica, basata sul fatto che la storia del mondo abbia un corso alternativo rispetto a quello reale.
Ambientato nell'anno 1984 il titolo è in omaggio a George Orwell, mentre la "Q" si riferisce al "Question mark", il punto interrogativo in inglese.

La storia racconta le vite parallele di un uomo e una donna in una Tokyo che ci appare come una metropoli familiare e non poi tanto lontana.
Tengo, insegnante di matematica che lavora come gost-writer e che si ritrova a riscrivere il romanzo di una misteriosa ragazza diciassettennne, e Aoname insegnante di fitness e serial-killer che punisce gli uomini colpevoli di abusi sulle donne.
Entrambi i protagonisti si cercano senza la certezza che un giorno si troveranno.  Quel che è certo è che vengono catapultati nel mondo dove è l'anno 1Q84 e pian piano,  insieme al lettore, ne scoprono i dettagli che l'autore semina con maestria.

Un mondo esattamente come il nostro,  se non fosse per alcuni dettagli non indifferenti come l'esistenza di due lune e di strani "omini", chiami Little People.
Il tutto condito oltre che da una spiccata ironia, da citazioni letterarie, come Checov, Frazer, Karen Blixen e Shakespeare,  nonché musicali, molti infatti i riferimenti al Blues e al Jazz, genere molto amato da Murakami tanto da scriverci un libro, "Ritratti in jazz", ma anche riferimenti a Janacek, Bach e i Rolling Stones.

Un storia dove si parla di amore, visto dall'autore come forza salvifica per l'universo, del necessario equilibrio tra bene e male, non sempre raggiunto con mezzi leciti e dell'inevitabile viaggio che ogni individuo deve affrontare dentro la propria anima in compagnia della propria solitudine, per riuscire a trovare un posto nel mondo intorno a sé.
Nonostante le mille pagine e più che lo compongono non permette al lettore di farsi vincere dalla noia, trascinandolo insieme ai protagonisti in un mondo di cui vorrà saperne sempre di più.
Murakami riesce ad instaurare con il lettore un dialogo che incuriosisce e appassiona perché:
"Le cose sono diverse da come appaiono... ma non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola".
 
 

mercoledì 22 giugno 2016

Mondi paralleli

È vero quel che si dice della lettura, che ti permette di viaggiare, conoscere luoghi incredibili e personaggi unici, com'è vero che leggendo ci si perde, si viene trascinati,  sospinti in avanti.
Il tempo si distorce, sembra di trovarsi in un'altra dimensione e non è difficile, così concentrati, bucare una fermata dell'autobus o perdere di vista il tabellone, mentre si è in fila in qualche ufficio pubblico.


In questo periodo, in cui sto approfondendo la mia conoscenza con Murakami, autore che ho già avuto modo di apprezzare e che consiglio vivamente, non è certo un caso se la popolazione giapponese a Firenze sia aumentata in maniera esponenziale.
Non mi riferisco alla concentrazione turistica nel centro storico, a cui i fiorentini sono avvezzi ormai, ma all'incremento che sto notando in questi giorni, sopratutto di donne e ragazze giapponesi, nella mia zona molto periferica e dovunque io mi trovi.
Sono in tramvia?  Salgono giapponesi.
Sono ferma ad un semaforo? Vicino  mi trovo una giapponese.
Qualcuno mi cammina davanti? È una giapponese.
Che poi si riconoscono subito anche viste da dietro, vuoi per la corporatura, per il modo di camminare, di portare i capelli, lo stile tutto loro di vestirsi.
Non è facile che un'italiana indossi dei mocassini di pelo maculato, in questa stagione almeno...


Così diventa difficile alzare gli occhi dalla pagina e pensare ad altro. Anche se chiudi il libro ti sembra di essere sempre li, dove hai messo il segno. 
Non  puoi fare a meno di chiederti se è la storia che ti è entrata dentro oppure sei tu che sei finito nelle sue trame, intrappolato fra le pagine.



Una sensazione non facile da spiegare a chi non subisce il fascino della lettura. È come camminare tra la folla racchiusi in una bolla a tre metri da terra, si è presenti nel mondo reale e allo stesso modo stiamo vivendo le emozioni dell'altro, quello racchiuso nel libro.
Ad ogni modo per scaramanzia stasera eviterò di alzare lo sguardo verso il cielo, hai visto mai che poi saltano fuori anche due lune...Murakami docet

lunedì 13 giugno 2016

Istantanea

Un pover uomo, sul marciapiede di fronte a dove mi trovo in attesa dell'autobus, per avere una indicazione ha dovuto aspettare, non senza una certa espressione di incredulità sul volto, la terza persona a cui si è rivolto. 

Una signora di una certa età ha fatto finta di non vederlo, probabilmente doveva correre a casa, magari ad insegnare ai nipoti in quale punto esatto ci si scambia il segno della pace durante la messa. 
Lo studente che è passato subito dopo lo ha scanzato come la peste, troppo preso forse a programmare il suo futuro luminoso in un paese straniero, dove sarà lui con tutta probabilità ad essere guardato con sospetto. 

Infine è venuto il turno di una ragazza impegnata con gli auricolari in una conversazione telefonica, la meno adatta in apparenza a cui chiedere attenzione, ma lei si è sfilata le cuffie, ha ascoltato la domanda e dato gentilmente e sorridendo l'indicazione.

Per precisione l'uomo in questione, ben pettinato e ben rasato, era un tipo distinto che indossava una camicia chiara su dei pantaloni blu di ottimo taglio e con delle scarpe belle ed eleganti. 
Qui non si tratta di aver paura dell'uomo nero, ma del prossimo in generale.
 
 
Andiamo di fretta e non abbiamo neanche il tempo di vedere gli altri, di ascoltarli, figuriamoci se si tratta di sconosciuti. Siamo completamente presi da noi stessi e senza il minimo interesse per l'altro, a meno che non rientri nella cerchia di nostro e per nostro interesse. 
Ci affiliamo a grandi cause con il minimo impegno di un temporaneo cambio di profilo, dimenticandoci che il mondo la fuori è il riflesso del nostro selfie più riuscito.