Paola Boggi è nata a Carrara nel 1972, dove lavora come educatrice.
Nel 2016 ha pubblicato questa storia che appassiona, sia per la scrittura fluida che per l'argomento, tratta infatti di violenza domestica.
Le emozioni che trasmette sono rabbia, senso di impotenza, cattiveria, voglia di rivalsa.
Racconta di Anna e Alberto, marito e moglie. Lui è consulente finanziario, lei lavora in un call center nonostante una laurea in psicologia.
Alberto dimostra ad Anna il suo amore ogni giorno.
"Nello specchio incrociai l'immagine del suo amore per me: gli occhi erano gonfi e viola, sulle labbra c'era ancora del sangue raffermo e i lividi, intorno alle spalle, definivano i contorni delle sue carezze."
Tiene duro Anna, si vergogna, nasconde i lividi. La sua vita sembra destinata a non cambiare fino a quando immersa nel passato rielabora anche l'affetto paterno e in lei scatta qualcosa.
"Non aveva usato i pugni, mio padre, ma quegli sguardi e quei toni, che stavano riemergendo nella mia memoria, rappresentavano le armi che aveva utilizzato per imprimere il suo comando, per realizzare il suo totale dominio. Io ne ero stata complice: mi aveva usata come un ordigno nella sua guerra di conquista. La mamma non aveva mai lavorato e per questo si era sempre sentita fragile. Quell'uomo aveva fatto credere a entrambe che senza di lui non saremmo mai state niente."
Una storia allucinante proprio perché appartiene alla realtà che ci circonda.
Da far leggere ai giovani uomini e alle donne di qualsiasi età perché capiscano che non c'è amore dove c'e violenza, che non deve essere la donna a provare vergogna, che solo insieme possiamo cambiare le cose.