About me

Questo spazio nasce con l'intenzione di condividere due mie grandi passioni: leggere e scrivere.
Qui troverete le recensioni dei libri che il destino mette sul mio cammino, quelli che scelgo per istinto in libreria o che mi sono stati consigliati.
Che siano classici o novità non ha importanza, l'importante è mantenere vivo l'amore per la lettura.
In più ogni tanto troverete le mie annotazioni, il mio punto di vista su ciò che mi circonda, ciò che coglie il mio sguardo sul mondo, come fosse un piccolo diario.
Il mio nome è Anna e vi do il benvenuto nel mio grande mondo!

Anna Crisci è nata a Firenze nel 1967, dove vive tuttora.
Autrice di commedie teatrali, scrive recensioni e
consigli di lettura sul sito Firenze Formato Famiglia e gestisce questo blog che è anche pagina Facebook dove tratta,
tra l'altro, di libri e spettacoli teatrali. Con il gruppo
ConsapevolMente si occupa di organizzare eventi per promuovere la figura femminile e la difesa della donna.
Nel 2017 ha partecipato con due
racconti all'antologia tutta al femminile “Squilibri”, edita
dalla Porto Seguro e ha pubblicato il suo primo romanzo "La lista di Clelia" anch'esso edito da Porto Seguro.



giovedì 24 novembre 2016

"La corda sensibile" di Paola Boggi - Edizioni Transeuropa

Paola Boggi è nata a Carrara nel 1972, dove lavora come educatrice.

Nel 2016 ha pubblicato questa storia che appassiona, sia per la scrittura fluida che per l'argomento, tratta infatti di violenza domestica. 
Le emozioni che trasmette sono rabbia, senso di impotenza, cattiveria, voglia di rivalsa.



Racconta di Anna e Alberto, marito e moglie. Lui è consulente finanziario, lei lavora in un  call center nonostante una laurea in psicologia. 
Alberto dimostra ad Anna il suo amore ogni giorno.

"Nello specchio incrociai l'immagine del suo amore per me: gli occhi erano gonfi e viola, sulle labbra c'era ancora del sangue raffermo e i lividi, intorno alle spalle, definivano i contorni delle sue carezze."

Tiene duro Anna, si vergogna, nasconde i lividi. La sua vita sembra destinata a non cambiare fino a quando immersa nel passato rielabora anche l'affetto paterno e in lei scatta qualcosa.

"Non aveva usato i pugni, mio padre, ma quegli sguardi e quei toni, che stavano riemergendo nella mia memoria, rappresentavano le armi che aveva utilizzato per imprimere il suo comando, per realizzare il suo totale dominio. Io ne ero stata complice: mi aveva usata come un ordigno nella sua guerra di conquista. La mamma non aveva mai lavorato e per questo si era sempre sentita fragile. Quell'uomo aveva fatto credere a entrambe che senza di lui non saremmo mai state niente."

Una storia allucinante proprio perché appartiene alla realtà che ci circonda.
Da far leggere ai giovani uomini e alle donne di qualsiasi età perché capiscano che non c'è amore dove c'e violenza, che non deve essere la donna a provare vergogna, che solo insieme possiamo cambiare le cose.





giovedì 17 novembre 2016

"L'incontro" di Michela Murgia - Edizioni Einaudi

 
Michela Murgia è nata a Cabras nel 1972 e dopo una serie di altri lavori pubblica nel 2012 per Einaudi "L'incontro".

Una storia che è una piccola chicca adatta anche ai ragazzi che non amano molto leggere, sono infatti solo una novantina di pagine.
La scrittura è rapida,  non lascia tempo alla noia e capace di cogliere i dettagli di un'amicizia fra tre ragazzini di Cabras in Sardegna, nell'arco di tempo che trascorre tra l'infanzia e l'inizio dell'adolescenza.
È  un racconto lieve di un epoca intuita, ma non precisata, che ruota intorno a ciò che c'è di più importante, il senso di appartenenza a qualcosa. Che sia la famiglia, il paese o gli amici non ha importanza, quel che è importante è sentirsi parte di un "noi".
Michela Murgia ce lo spiega con leggerezza e ironia e noi la seguiamo volentieri.
 
 

mercoledì 16 novembre 2016

Due chiacchiere con Catherine Dunne

Ieri pomeriggio all'Enoteca Alessi in Via delle Oche, dieci donne riunite intorno ad un grande tavolo in legno e sedute su degli sgabelli, sorseggiando dell'ottimo prosecco, hanno incontrato la scrittrice irlandese più nota e seguita in assoluto: Catherine Dunne.
Gentile, ironica e disponibile, ha risposto alle nostre curiosità con la pacatezza e la semplicità che appartengono solo alle grandi donne.
Ha raccontato di come si svolge il suo lavoro creativo, del rapporto che instaura con i suoi libri e sul valore e l'importanza che la lettura ha avuto per lei.
Ognuna di noi ha posto le sue domande e lei ha dimostrato per esse curiosità e gratitudine.





 Naturalmente ho approfittato dell'occasione per porle anche io un paio di domande.
Riferendomi al suo ultimo libro "Un terribile amore", le ho chiesto se il fatto di aver scelto come origini per le sue protagoniste la zona dell'Estremadura in Spagna per il personaggio di Pilar e l'Irlanda per il personaggio di Calista e di aver fatto confluire l'intera storia in Estremadura, fosse stata una scelta che nascondesse un significato particolare.
Catherine ha spiegato che quando era studente ha avuto modo di conoscere la Spagna e che per scrivere il libro si è recata in Estremadura per delle indagini, cogliendo la somiglianza dal punto di vista sociale con l'Irlanda degli anni '70. Ha sottolineato poi quanto i luoghi possano essere utili nel processo creativo, proprio per le emozioni che trasmettono, così come i rapporti familiari che possono celare grandi fonti d'ispirazione.
Infine le ho chiesto quanto pensa ancora ci sia da fare per la situazione della donna, dal momento che nei suoi libri traspare il messaggio che le donne possono riuscire a trasformare le proprie debolezze in punti di forza.
La sua risposta è stata la seguente:
In un mondo dove viene eletto come Presidente degli Stati Uniti un uomo che ha così poca considerazione delle donne, c'è ancora tanto da fare.
In un sistema educativo dove le bambine vengono spinte a sembrare delle ventenni, in una realtà dove a una donna si chiede come ha potuto sopportare la violenza di un marito, ma non si chiede al marito perché è stato violento, dove solo alle donne è consigliato di non uscire con il buio, mentre la stessa raccomandazione non viene fatta agli uomini, c'è bisogno che le donne si riapproprino della coscienza di sé ed è fondamentale lavorare sulle nuove generazioni.
Si è concluso poi l'incontro con un piccolo aperitivo offerto dall'Enoteca, con foto di rito e i migliori auguri di Catherine per il nostro evento ConsapevolMente contro la violenza sulle donne che si svolgerà sabato 26 novembre e del quale si è dimostrata entusiasta.
Tornando verso casa, attraversando il centro di Firenze con un freddo che si era fatto più tagliente, non ho potuto fare a meno di pensare che ero stata seduta accanto a Catherine Dunne, avevo parlato con lei e che nemmeno la difficoltà della lingua era riuscita a farci sentire distanti.

giovedì 10 novembre 2016

"Un terribile amore" di Catherine Dunne - Ed. Guanda

Catherine Dunne, nata in Irlanda nel 1945 e laureata in lingua e letteratura inglese e spagnola, ha lavorato come insegnante fino al suo esordio nel 1997, quando l'autrice ha iniziato a scrivere in seguito alla morte del figlio, con "La metà di niente".

Nel 2015 è uscito "Un terribile amore" anche se trovo che il titolo originale sia più significativo "All that I've loved".

Le protagoniste sono due donne, Pilar e Calista, le cui vite corrono parallele nell'arco di quarant'anni finché il loro destino converge in un tragico evento.
Una storia che parla di rinascita, coraggio, amore.
Due donne che trovano la forza di fare scelte e opporsi al ruolo che la società e la famiglia ha disegnato per loro.

Mentre Pilar, di origine contadina nata in Estremadura, nella parte sud occidentale della Spagna, costruisce il suo destino a Madrid, Calista, nata a Dublino da una famiglia benestante, affronta una nuova vita seguendo il marito a Cipro.
Entrambe riusciranno con le loro sole forze a sopravvivere in un mondo maschile che ce la metterà tutta per distruggerle.

I capitoli si susseguono alternando le vicende delle due protagoniste dagli anni '60 ad oggi, attirando il lettore nel racconto tentacolare che l'autrice ha sapientemente creato e che a poco a poco svela l'intera trama.

Il mio intento è quello di invitarvi a conoscere questa autrice che come donna è capace di descrivere l'animo femminile nelle sue debolezze, lasciando trapelare il messaggio che possono trasformarsi in punti di forza.

giovedì 3 novembre 2016

"Il cappotto della macellaia" di Lilia Carlota Lorenzo - Edizioni Mondadori

Lilia Carlota Lorenzo è nata in Argentina da padre spagnolo e madre italo-francese.
Cresciuta in un piccolo paese di provincia, si è stabilita a Buenos Aires dove si è laureata in Architettura.
Arrivata in Italia, dopo varie esperienze di vita e artistiche, sembra si sia stabilita nel Canavese.
Negli ultimi anni non esce di casa e si dedica a scrivere noir e gialli ispirati a fatti veri accaduti nelle pampas.

"Il cappotto della macellaia" dopo essere stato un successo di selfpublishing nel 2013, è stato poi ripreso e pubblicato nel 2016 da Mondadori.
Un noir ambientato in Argentina, narra i fatti che portano al delitto di giovedì 7 ottobre 1943.
Cosa accadde quel giorno? Chi fu la vittima e chi il vero colpevole?

Palo Santo è una piccola cittadina di duecentosette abitanti che vivono lontani dal mondo credendo di esserne comunque il centro.
Divertente, irriverente, assolutamente non politicamente corretto, un linguaggio sboccato ma vero, si legge a grande velocità.
Uno zoom sulla cattiveria e sulla tristezza umana, sui vizi e le virtù (poche) degli abitanti di questo piccolo e lontano paese di provincia: con una stazione, un'unica strada non asfaltata e qualche casa.
La famiglia della macellaia, la centralinista, la sarta, la merciaia e gli altri personaggi che ruotano intorno a loro, formano un quadro ben disegnato del carattere umano.
Vi affezionerete ai personaggi, faticherete a lasciarli andare e alla fine crederete anche voi che Palo Santo sia il centro del mondo.

"All'alba di giovedì 7 ottobre 1943, in un paese sperduto delle pampas argentine, fu ucciso un uomo.
La verità non venne mai a galla: i morti non parlano, gli assassini non si autoaccusano, l'unico testimone non disse nulla perché era il vero colpevole".

Questo l'incipit di un libro che consiglio vivamente e che finalmente porta una boccata di aria fresca.