Ognuno ha la sua teoria sull'amicizia e se la canta e se la suona come vuole.
C'è chi si riempie la bocca della parola amici, allargando il suo giro a volte a tutta la città compresa la periferia e comuni limitrofi, il centro storico può essere limitativo, poiché più gente conosci e ti riconosce e più sei un grande.
Molti tendono ad agglomerare nella parola amici anche gli amici degli amici, i conoscenti e gli individui che si è costretti a frequentare, ma che mai si sarebbero scelti in altre circostanze, i rispettivi compagni degli amici, gli ex rimasti fedeli alla teoria del "rimaniamo amici, ma sentiamoci solo per gli auguri di natale, magari escludendo gli attuali compagni perché fa più prive'", ecc. ecc.
Insomma, siamo tutti amici e volemose bene.
Ecco, io colgo dietro a tutto questo, a parte una inopportuna facilità nell'usare la parola "amicizia" come sinonimo di ogni rapporto sociale, una gran paura di rimanere soli e di essere giudicati degli sfigati, molta ipocrisia e tanto, tanto opportunismo.
Accade infatti che il mondo sia formato più da opportunisti che da amici. Persone che non chiameresti mai nel cuore della notte per chiedere un sostegno emotivo e che non sanno niente di ciò che ti accade perché fondamentalmente non gliene frega un'emerita cippa di te, quello che sei, provi o fai, e lo sai benissimo. Nonostante ciò rappresentano la grande filiera dell'amicizia alla quale attingiamo tutti, prima o poi.
A loro, gli opportunisti, interessa probabilmente non rimanere a casa il venerdi sera e sapere cosa fare durante il fine settimana. Postare foto dove si mostrano amici sorridenti fino al blocco della mandibola e sembrare sempre in pista.
Son teorie come ho detto ed ognuno ha la sua, come quella che "gli amici prima di tutto"...
Teoria che condivido fino ad un margine di due o tre individui a testa perché il sentimento dell'amicizia non è elastico, non si clona e difficilmente viene spazzato via dal tempo, dalla vita e da scuse mediocri del tipo: anche se non chiamo ti penso!
Persino Gesù che pure ha moltiplicato il pane e i pesci e trasformato l'acqua in vino, al momento del bisogno gli amici veri li ha potuti contare con due mani. Si vede che, quello di moltiplicare amicizie e trasformare l'opportunismo in un valore più sacro, era un miracolo troppo difficile anche per lui che, insomma, mi sembra fosse un tipo che di miracoli se ne intendesse.
Si deve fare comunque una distinzione sul significato dell'amicizia per uomini e donne.
I primi vivono sicuramente questa esperienza con grande cameratismo e leggerezza, modi a noi donne il più delle volte sconosciuti.
Non perché non ne siamo capaci, ma solo perché più competitive.
Per gli uomini si diventa amici anche solo condividendo una serata goliardica. A loro è sufficiente essere dello stesso sesso, non creano problemi e da questo punto di vista c'è solo da ammirarli e riconoscere la loro superiorità.
Attenzione, solo da questo punto di vista, ho detto!
Attenzione, solo da questo punto di vista, ho detto!
Anche se nutro forti dubbi che il loro senso dell'amicizia vada oltre la condivisione di qualche zingarata, una partita di calcio e dialogare sui massimi sistemi.
Per le donne la questione è un attimino più complicata.
Esistono situazioni in cui fra noi sappiamo essere più false di quando fingiamo un orgasmo, con in più la cattiveria mossa dall'invidia. Caratteristica dalla quale tutte crediamo di essere immuni, ma attente il pericolo è sempre dietro l'angolo.
Mi scoccia ammetterlo, ma siamo capaci di mandare un'altra donna sulla sedia elettrica solo perché è più figa di noi, senza neanche darci la pena di imparare a conoscerla e scoprire che magari è pure simpatica, le piace leggere e si fa come noi gli stessi film mentali.
Ci sono amicizie femminili che vanno avanti dalle scuole elementari, che nascono in sala parto o che diventano uniche perché si condividono momenti dolorosi o adolescenze irripetibili.
Sono quel tipo di amicizie esclusive, più sbandierate che vissute realmente, ma tant'è che fanno curriculum e sopratutto sono ottimi porti dove far ritorno in tempi di magra.
Esistono amiche che spariscono, che pensi di non rivedere mai più anche se non te lo spieghi e che poi rientrano nella tua vita come se non fossero mai andate via, dimostrandoti che non ti eri sbagliata.
Al contrario di altre che hanno finto di esserci sempre, mentre invece eri solo un mezzo per sopportare il deserto della loro vita e che non esitano a venderti al mercato dell'usato per qualcosa di più conveniente.
Credo che ognuno abbia la sua teoria sull'amicizia, in base al proprio vissuto, a ciò che la vita ha insegnato e perché no, anche grazie a un po' di fortuna.
Per quanto mi riguarda l'universo è costellato da una miriade di conoscenze, di affetti sinceri e frequentazioni piacevoli, ma gli amici, quelli veri che ci sono sempre, sono al massimo due o tre in tutta la vita, tutto il resto è fuffa.
E voi cosa ne pensate?
Se non condividete questa idea e secondo voi sbaglio non abbiate timore a dirlo, in fondo non siamo obbligati a diventare amici per forza, no?!