About me

Questo spazio nasce con l'intenzione di condividere due mie grandi passioni: leggere e scrivere.
Qui troverete le recensioni dei libri che il destino mette sul mio cammino, quelli che scelgo per istinto in libreria o che mi sono stati consigliati.
Che siano classici o novità non ha importanza, l'importante è mantenere vivo l'amore per la lettura.
In più ogni tanto troverete le mie annotazioni, il mio punto di vista su ciò che mi circonda, ciò che coglie il mio sguardo sul mondo, come fosse un piccolo diario.
Il mio nome è Anna e vi do il benvenuto nel mio grande mondo!

Anna Crisci è nata a Firenze nel 1967, dove vive tuttora.
Autrice di commedie teatrali, scrive recensioni e
consigli di lettura sul sito Firenze Formato Famiglia e gestisce questo blog che è anche pagina Facebook dove tratta,
tra l'altro, di libri e spettacoli teatrali. Con il gruppo
ConsapevolMente si occupa di organizzare eventi per promuovere la figura femminile e la difesa della donna.
Nel 2017 ha partecipato con due
racconti all'antologia tutta al femminile “Squilibri”, edita
dalla Porto Seguro e ha pubblicato il suo primo romanzo "La lista di Clelia" anch'esso edito da Porto Seguro.



venerdì 27 gennaio 2017

Non dimenticare mai

Nell'estate del 2014 mi trovavo in Polonia per un'amichevole fra Fiorentina e Real Madrid, ed è stata la scusa per visitare Varsavia e Cracovia e conoscere un paese pieno di risorse e in continua crescita.

Un viaggio che consiglierei ad occhi chiusi, ma le cui impressioni non ho subito messo per iscritto perché significa necessariamente tirar fuori delle emozioni forti.
 
Non si può descrivere la Polonia e le sue bellezze, senza parlare della ricostruzione e della memoria.
Non potrei mai parlare di Varsavia, senza dire che è risorta dalle macerie, anche se proiettata nel futuro. Non posso raccontare Cracovia, senza associarla alla visita fatta ad Auschwitz e Birkenau. 


Oggi parlerò proprio di questo, dell'impatto che ha avuto su di me una giornata trascorsa in luoghi che si vorrebbe non fossero mai esistiti.
Se appartenete a quel gruppo di persone, purtroppo non troppo ristretto, che ancora oggi non conoscono la differenza tra campo di concentramento e campo di sterminio, tranquilli, una volta li non la dimenticherete mai più.



All'arrivo a destinazione, il pullman lascia i turisti all'accoglienza, perfetta e senza sbavature, del personale addetto alle visite, impeccabilmente professionale.
Le guide, che parlano ogni lingua, sono in gran parte giovani che riescono a trasmettere, nel corso delle loro spiegazioni, tutto il dolore che il loro popolo si porta dietro, come un bagaglio a mano e del quale non può e non vuole disfarsi perché sa che dimenticare sarebbe offensivo, innaturale e molto,  molto pericoloso.
La guida per gli italiani quel giorno si chiamava Eva e non la ringrazierò mai abbastanza per aver mostrato, spiegato e cercato di trasportarci in quel tempo, mai abbastanza lontano.
La nostra guida è stata capace di creare con noi una tale empatia, con ciò che quei luoghi significano, da lasciare, alla sottoscritta sicuramente, un ricordo indelebile di ciò che le fotografie non possono raccontare a pieno.

Più che i numeri sono gli oggetti, gli indumenti personali, le matasse di capelli a lasciare il segno.
Sapere che i deportati arrivavano con il sogno e la speranza di una nuova vita e che molti di loro morivano già, per fortuna, durante il viaggio.
Conoscere l'ironia cattiva del regime nazista che aveva circondato il ghetto di Cracovia, anticamera dei campi,  con mura che avevano l'aspetto delle lapidi dei cimiteri ebrei.
La crudeltà usata verso chiunque non corrispondesse al loro ideale.
 
Un progetto per eliminare non solo gli ebrei, ma tutte quelle categorie di persone vittime dell'orribile disegno di una follia:
etnie scomode, omossessuali, donne, vecchi e bambini che non fossero utili per il lavoro nei campi, malati, storpi.
La violenza e la pazzia degli esperimenti, lo sfruttamento di quelle vite che duravano non più di tre mesi, il disprezzo totale verso i propri simili.
Il commercio fatto di tutto ciò che poteva essere utile: capelli, denti, protesi.
 
Voglio essere onesta e probabilmente non politicamente corretta, prima di noi è entrato un gruppo di tedeschi e non ho potuto fare a meno di chiedermi, alla fine, con quali emozioni ne siano usciti loro.
Io, che mio malgrado appartengo ad un paese che era loro alleato, ne sono uscita sporca di una colpa che non potrà mai essere ripagata, mai perdonata.
 
Possiamo però fare qualcosa, se davvero lo vogliamo, guardarci intorno perché il mondo non sembra aver capito, anzi sembra piuttosto aver dimenticato.
Oggi è il giorno della memoria ed è giusto che ci sia, ma la memoria va coltivata ogni giorno perché ogni giorno nel mondo continua ad esistere l'odio e l'orrore della follia umana.
Questo è ciò che non dobbiamo dimenticare mai.
 
 
(Foto gentilmente concesse da Alessio Mancini)

giovedì 26 gennaio 2017

"Mare di papaveri" di Amitav Ghosh - Ed. Neri Pozza

"Mare di papaveri", ambientato a metà del XIX secolo, è un libro che porta a vivere atmosfere esotiche lungo le rive del Gange.
Grande protagonista il veliero Ibis, sul quale convergono i destini di tutti i personaggi del romanzo.
 
L'autore, miscelando il linguaggio indigeno con quello inglese (andando a ripescare termini appartenenti a lingue ormai perdute), ci introduce in un mondo lontano dominato dalla schiavitù, dal razzismo e dal mercato dell'oppio, facendoci intravedere all'orizzonte l'avvicinarsi della guerra tra Impero Britannico e Cina.
 
Le mie considerazioni, del tutto personali, non sono molto positive. Ho fatto non poca fatica a metabolizzare 400 pagine colme, non solo di termini difficili da pronunciare e da comprendere, ma anche di infinite descrizioni di ogni tipo, compresa ogni minima manovra nautica della Ibis, termini pesanti che aimè sfuggono ai profani e rischiano di vedere presto abbandonato il testo.
Difficile quindi ingranare con la lettura. Ed ecco che, anche quando poi si arriva finalmente ad affezionarsi ai personaggi e a comprendere come l'uno sia legato all'altro, la storia si interrompe come se andasse via la luce.
 
È vero che "Mare di papaveri" fa parte di una trilogia, ma è anche vero che i tre libri non sono legati fra loro quindi è probabilmente vana la possibilità per il lettore di riprendere le fila della storia e soprattutto, avendo fatto una gran fatica a terminare il primo siamo sicuri che sia interessato a proseguire la lettura?
Amitav Ghosh, nato a Calcutta nel 1956, è scrittore, giornalista e antropologo. Oggi vive tra New York e Goa ed è considerato il più grande scrittore indiano di lingua inglese.
Della trilogia sulla Ibis, oltre a "Mare di papaveri" (2008), fanno parte "Il fiume dell'Oppio" (2011) e "Diluvio di fuoco" (2015) 

mercoledì 25 gennaio 2017

Un giorno speciale per la letteratura

"Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?" (Una stanza tutta per sé, 1929)





Il 25 gennaio 1882, nasce a Londra Adeline Virginia Woolf, scrittrice, saggista e attivista, considerata come una delle principali figure della letteratura del XX secolo.
Attivamente impegnata nella lotta per la parità di diritti tra i due sessi fu, nel periodo fra le due guerre, figura di rilievo nell'ambiente letterario londinese.
Le sue più famose opere comprendono i romanzi La signora Dalloway (1925), Gita al faro (1927) e Orlando (1928). Tra le opere di saggistica emergono Il lettore comune (1925) e Una stanza tutta per sé (1929).
"Una donna deve avere denaro, cibo adeguato e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi"
I suoi lavori sono stati tradotti in oltre cinquanta lingue, da scrittori del calibro di Jorge Luis Borges e Marguerite Yourcenar.

A parte le notizie biografiche, rintracciabili liberamente su internet, è l'impronta che questa donna straordinaria ha lasciato e continua a lasciare la cosa più importante.
Sia come lettrice, sia come "scrittrice" (ed è con grande umiltà che mi definisco tale) ma soprattutto come donna, riconosco la grande immagine che Virginia Woolf  rappresenta nel mondo della letteratura.
Leggendo le sue opere Diario di una scrittrice e Una stanza tutta per sé, ho trovato non solo una grande insegnante ma anche grande affinità e amicizia. Una donna che precorreva i tempi, avanti nelle scelte e nello stile di vita. Nemmeno nel momento della morte ha rinunciato ad avere l'ultima parola e al suo diritto di scelta.
Oggi è l'anniversario della sua nascita e mi è sembrato giusto farle gli auguri a modo mio, un umile pensiero, da donna a donna, da scribacchina a scrittrice.
Augurandomi che ogni donna possa prendere esempio da lei, vi lascio con una sua celebre frase tratta ancora da Una stanza tutta per sé:
"Per tutti questi secoli le donne hanno svolto la funzione di specchi, dotati della magica e deliziosa proprietà di riflettere la figura dell'uomo a grandezza doppia del naturale"
Auguri Virginia


venerdì 20 gennaio 2017

"Splendi più che puoi" di Sara Rattaro Ed. Garzanti

Laureata in biologia e in scienze della comunicazione Sara Rattaro pubblica il suo primo romanzo nel 2010, mentre nel 2016 pubblica "Splendi più che puoi" basato su una storia vera che, con molto tatto e rispetto, l'autrice ha riportato non senza esitazioni.


Racconta la storia di Emma, una donna che ama e che vuole essere felice, una donna che non crede di dover temere l'uomo che invece crede la debba proteggere.
Una storia di violenza domestica come ce ne sono fin troppe, un problema che è necessario non dimenticare.


Un libro per chi ci è passata e per chi crede di non passarci mai perché l'errore più grande che una donna può commettere è pensare: a me non succederà.


"Non esiste la coppia perfetta, amarsi per sempre, nutrire infinita fiducia o costruire un rapporto del tutto privo di minacce. Esistono solo impavide persone che nonostante tutto ci riescono."



giovedì 12 gennaio 2017

"Canto della pianura" di Kent Haruf - Ed. NNE


Amo molto le storie che narrano della provincia, della vita che scorre inconsapevole delle tragedie umane, dove piccoli centri abitati sembrano essere il centro del mondo, mentre il mondo ignora la loro esistenza, fatta di giorni che si susseguono inesorabili seguendo il ritmo delle coltivazioni e del bestiame.

"Canto della pianura" parla proprio di tutto ciò e racconta quel che succede agli abitanti della cittadina di Holt, facendoci conoscere nel quotidiano la storia semplice del Professor Guthrie e dei suoi figli, Ike e Bobby, dei vecchi fratelli McPheron, della giovane Victoria e della Professoressa Maggie Jones, permettendoci di fare un breve tratto di strada con loro.

Kent Haruf nasce nel 1943 in Colorado, figlio di un pastore metodista e di un'insegnante.
Prima di diventare scrittore svolge vari lavori, come bracciante agricolo, assistente ospedaliero, bibliotecario e docente universitario.
Nonostante altri scritti raggiunge la notorietà solo a 56 anni con "Canto della pianura".
Muore nel 2014 all'età di 71 anni.
Tutti i suoi romanzi si svolgono nella citta fittizia di Holt nelle pianure del Colorado.
"Canto della pianura" (1999) è il primo di una trilogia al quale seguono "Crepuscolo" (2004) e "Benedizione" (2013).