About me

Questo spazio nasce con l'intenzione di condividere due mie grandi passioni: leggere e scrivere.
Qui troverete le recensioni dei libri che il destino mette sul mio cammino, quelli che scelgo per istinto in libreria o che mi sono stati consigliati.
Che siano classici o novità non ha importanza, l'importante è mantenere vivo l'amore per la lettura.
In più ogni tanto troverete le mie annotazioni, il mio punto di vista su ciò che mi circonda, ciò che coglie il mio sguardo sul mondo, come fosse un piccolo diario.
Il mio nome è Anna e vi do il benvenuto nel mio grande mondo!

Anna Crisci è nata a Firenze nel 1967, dove vive tuttora.
Autrice di commedie teatrali, scrive recensioni e
consigli di lettura sul sito Firenze Formato Famiglia e gestisce questo blog che è anche pagina Facebook dove tratta,
tra l'altro, di libri e spettacoli teatrali. Con il gruppo
ConsapevolMente si occupa di organizzare eventi per promuovere la figura femminile e la difesa della donna.
Nel 2017 ha partecipato con due
racconti all'antologia tutta al femminile “Squilibri”, edita
dalla Porto Seguro e ha pubblicato il suo primo romanzo "La lista di Clelia" anch'esso edito da Porto Seguro.



giovedì 28 luglio 2016

"Wonder" di R.J. Palacio

Considerato un libro adatto alla fascia d'età che va dai 12 ai 15 anni, è a tutti gli effetti una storia idonea anche agli adulti e sopratutto a quelli che intraprendono la non facile impresa di essere genitori.
Wonder racconta la storia di August,  un bambino che a causa di una anomalia congenita nasce con una gravissima deformazione al volto che gli rende difficile vivere con serenità i rapporti sociali. Avendo sempre studiato in casa con l'aiuto della madre, si trova a dover affrontare per la prima volta la scuola con l'ingresso in prima media, costretto a confrontarsi da solo con il mondo, fatto di cattiverie, di ignoranza, ma anche di amicizie, esperienze e momenti felici.

A raccontare non è solo August, ma anche gli altri ragazzi coprotagonisti perché è questo poi il messaggio corale di Wonder: ognuno di noi a modo suo è diverso. Ci sono momenti in cui tutti ci sentiamo isolati e sentiamo il bisogno di essere accettati dagli altri. Le differenze sono motivi per unire, non per dividere.
"L'unica ragione per cui non sono normale è perché nessuno mi considera normale"

Pubblicato nel 2012 e diventato immediatamente un bestseller, è stato seguito poi dalla pubblicazione di altri tre sequel pubblicati successivamente. Wonder continua ad essere giustamente un libro consigliato nelle scuole per lo stile delicato e semplice che lo rende alla portata di tutte le età e per il messaggio che arriva dritto al cuore, che sono sicura rappresenta esattamente quello che voleva essere l'obiettivo dell'autrice.

giovedì 21 luglio 2016

"La ragazza del treno" di Paula Hawkins

Se vi piace la suspense, questo libro probabilmente fa al caso vostro.
Raccontato alternando di volta in volta il punto di vista della voce narrante, osserviamo la stessa storia da prospettive diverse, tante quante sono i personaggi femminili.

Rachel prende lo stesso treno, che la porta a lavoro dalla periferia al centro di Londra,  tutti i giorni.
La sua vita non è come vorrebbe.
Divorziata e alcolista, attraverso il finestrino, si lascia inghiottire dalle vite degli altri.
Si affeziona sopratutto a una coppia, la cui routine osserva nel quotidiano tutte le volte che il treno rallenta davanti a casa loro.
"Sono una bella coppia, praticamente perfetta."
Osservare troppo a lungo però può portare a scoprire ciò che non si vorrebbe,  con il rischio di andare a risvegliare i propri demoni.

L'autrice ci trattiene con maestria fino all'ultima pagina, fino a quando cioè tutte le pedine sono tornate al loro posto e ci regala un'eroina imperfetta alla quale resta molto facile affezionarsi.
  

giovedì 14 luglio 2016

"Sull'orlo del precipizio" di Antonio Manzini

Per chi non ama i tomi dalle infinite pagine, questo piacevolissimo libriccino ne conta solo centoquindici.
Nonostante sia di lettura veloce, si legge infatti in un boccone, non è superficiale il tema che affronta.  Con grande ironia l'autore ci invita a riflettere sulla libertà di stampa,  un diritto non poi così garantito come si crede.

Giorgio Volpe è un noto scrittore che d'improvviso scopre i non pochi mutamenti nel nuovo assetto sociale della casa editrice per la quale pubblica i suoi libri.
Trovandosi a subire la presenza di due strani personaggi, Aldo e Sergej, nella loro veste di editor, sarà costretto ad ascoltare i "validi" motivi per cui anche i grandi classici vanno modernizzati,  tagliati, modificati. 

Scorrevole e divertente, ci da conferma di quanto sottile sia il confine tra libertà e imposizione per il "bene comune".
Un'ottima lettura da portare con sé, sui mezzi pubblici o sotto l'ombrellone.

giovedì 7 luglio 2016

"Aspettando Bojangles" di Olivier Bourdeaut

Il romanzo di esordio di questo autore francese racconta una favola moderna con gli occhi di un bambino.
Attraverso il suo sguardo conosceremo i suoi genitori, stravaganti bohemien dei nostri giorni che guidano per mano il figlio in una vita sopra le righe, fatta di avventure, personaggi bizzarri, fantasia e
"bugie a dritto e rovescio"


Un succedersi di eventi letti dal piccolo protagonista con l'ingenuità della sua giovane età e la fiducia con la quale si affida completamente ai suoi genitori.
Conosceremo anche la versione di Georges,  il padre, che attraverso le sue memorie svelerà la realtà pura e semplice.
Una vita, la loro, scandita dal ritmo piacevole di "Mister Bojangles " di Nina Simone,  tema portante per loro della quotidianità
"una canzone gaia e triste allo stesso tempo"
Una madre che vive come in un romanzo e cambia nome ogni giorno. Una donna troppo speciale per accettare un mondo con troppe regole.

Un padre che cerca disperatamente di proteggere la sua famiglia.

Un libro lieve e scorrevole, colmo d'amore, del male di vivere che affligge gli individui più sensibili e di malinconia.

"Quando la realtà è banale e triste, inventatemi una bella storia, voi che sapete mentire così bene."


venerdì 1 luglio 2016

Dal carcere


Ci sono molti modi di finire in carcere, noi abbiamo scelto di entrarci grazie ad un mezzo universale come il teatro.

Quindici giorni fa abbiamo mandato via mail al Carcere di Sollicciano il nostro documento d'identità perché fosse controllato e accettata, o meno, la nostra richiesta di poter assistere allo spettacolo "Dal carcere" della Compagnia di Sollicciano. 
La sera dello spettacolo ci presentiamo come richiesto alle ore 20, in Via Minervini alla Casa Circondariale del carcere.
Abbiamo consegnato il documento in originale e siamo stati scortati all'interno.

Per noi fortunati che viviamo al di fuori di quella realtà, ci pare di entrare in un complesso industriale, una fabbrica, questa è l'apparenza. Arriviamo a metà percorso e dopo aver pagato il biglietto ci viene chiesto di lasciare borse e cellulare negli armadietti. Ci viene quindi affidata una chiave registrata a nostro nome e che restituiremo all'uscita.
Fatto ciò ci avviamo al teatro, non prima di essere salutati dalla voce di un detenuto che ci urla qualcosa, dalla sua cella in una costruzione piu distante, mentre osserva il nostro arrivo che forse gli sarà parso un'intrusione.

Veniamo accolti da tre personaggi con indosso il classico costume da carcerato e sul volto delle grandi maschere che rappresentano brutti ceffi. La scelta di travestirsi come l'immaginario collettivo pensa sia un detenuto l'ho trovata molto ironica, ma non senza una punta di provocazione che a malincuore ho dovuto accettare.

A sipario chiuso abbiamo udito il "merda, merda, merda" che ogni compagnia teatrale grida prima di andare in scena e spontaneo l'applauso del pubblico ha sancito il rito scaramantico.
Scenografia essenziale sulla quale troneggia un grande orologio, simbolo di ore, giorni, anni. Tutti uguali, sempre gli stessi, infinito tempo.

Quattordici gli attori in scena.
Si attori non detenuti, su quel palco erano uomini liberi di raccontarsi, di cercare di spiegarci il loro mondo dietro a mura di cemento.
Così parte il racconto delle loro vite in carcere, da quando entrano a quando usciranno. Non ha importanza il motivo per cui sono li, ma quello che il carcere fa provare loro.
Tanta auto ironia, simpatia, emozioni, in un testo di cui sono anche autori: "il carcere è l'unico posto dove ti muovi, ma rimani sempre fermo".

Alla fine la domanda che ci pongono, usando il codice cifrato che i detenuti usano per comunicare a distanza con la sezione femminile, e che ci hanno insegnato condividendolo con noi, è "il carcere funziona?"

La maggior parte dei detenuti sopravvive al carcere grazie all'uso di psicofarmaci. Gran parte di loro una volta usciti ci torneranno.
Un terzo dei decessi è dovuto al suicidio.
Per noi che siamo usciti e tornati alle nostre vite è stata un'esperienza, per quanto suggestiva, momentanea. Sta a noi fare in modo di non dimenticare per far si che qualcosa possa cambiare.
"Il carcere l'ha inventato qualcuno che non c'era mai stato"( Riso amaro di G. De Santis)