Penso che leggere sia una delle esperienze più belle che si possa fare e
spesso, quando si chiude un libro, viene la voglia di poter dialogare con l’autore,
proprio per questo motivo quando ne ho l’opportunità chiedo sempre che mi sia rilasciata un’intervista.
Questa volta ho avuto l’occasione di poter scambiare due chiacchiere con la
scrittrice Anna Maria Falchi, autrice per Guanda di due libri: “L’isola delle
lepri” e “La spiaggia di quarzo”.
Anna, cosa significa per te scrivere?
- Significa inventarmi ogni volta un mondo parallelo, attraverso il quale veder scorrere parte della mia vita, allontanare le paure, ripescare i ricordi, scavare nell'animo fino a scoprirmi più leggera.
- Significa inventarmi ogni volta un mondo parallelo, attraverso il quale veder scorrere parte della mia vita, allontanare le paure, ripescare i ricordi, scavare nell'animo fino a scoprirmi più leggera.
Quali sono i modi in cui sviluppi il tuo processo creativo?
- Non ho un metodo, o almeno non credo. Quando sento di avere qualcosa da raccontare mi siedo davanti al computer e scrivo. Scrivo velocemente per arrivare alla fine prima possibile, per giorni non penso ad altro se non alla storia che voglio raccontare, a come svilupparla, a come portarla avanti. Non vedo l'ora di liberarmi di tutti gli impegni quotidiani per tornare sul testo, lavorarci.
Quando poi arrivo in fondo inizio la rilettura, più volte intervengo sul testo, ripulisco, levigo, rivedo alcune parti. Il momento più difficile arriva quando devo chiudere la storia. Non riesco mai a trovare un finale apprezzabile fin da subito, perché le storie difficilmente finiscono e basta, da ogni finale potrebbero nascerne altri e altri ancora e decidere di porre una fine drastica mi agita.
- Non ho un metodo, o almeno non credo. Quando sento di avere qualcosa da raccontare mi siedo davanti al computer e scrivo. Scrivo velocemente per arrivare alla fine prima possibile, per giorni non penso ad altro se non alla storia che voglio raccontare, a come svilupparla, a come portarla avanti. Non vedo l'ora di liberarmi di tutti gli impegni quotidiani per tornare sul testo, lavorarci.
Quando poi arrivo in fondo inizio la rilettura, più volte intervengo sul testo, ripulisco, levigo, rivedo alcune parti. Il momento più difficile arriva quando devo chiudere la storia. Non riesco mai a trovare un finale apprezzabile fin da subito, perché le storie difficilmente finiscono e basta, da ogni finale potrebbero nascerne altri e altri ancora e decidere di porre una fine drastica mi agita.
Come riesci combinare il tuo rapporto privato come scrittrice davanti al
foglio bianco con quello della scrittrice in pubblico alle presentazioni dei
tuoi libri?
- Davanti al foglio mi sento più disinvolta, non mi fa paura. So di poterlo 'imbrattare' come voglio, mi prendo le pause di cui ho bisogno, mi fermo e vado avanti come e quando lo desidero. In pubblico diventa tutto più difficile, i tempi sono dettati dalla presentazione, non posso divagare, perdermi e ritrovarmi come invece faccio mentre scrivo. E poi il pubblico mi agita. Quando scrivo sono sola, io e il foglio davanti a me, non ho fretta, non ho timore di usare la parola sbagliata al momento sbagliato, so che posso tornarci sopra e riflettere. Quando ho un pubblico davanti la situazione cambia, è tutto più immediato, diretto. Mi emoziono facilmente. Inoltre non amo parlare dei miei romanzi, una volta scritti preferisco ascoltare cosa ne pensano gli altri, i lettori, sapere se sono riusciti a provare emozioni simili a quelle che ho provato io durante la stesura.
Che tipo di rapporto hai con le tue opere durante e dopo la stesura?
- Durante la stesura leggo il testo un'infinità di volte e in tempi diversi. Lasciar scorrere il tempo prima di una seconda lettura mi aiuta a prendere la giusta distanza dalla storia, mi sento meno coinvolta e quindi più obiettiva, taglio e cucio senza troppi ripensamenti.
Quando il romanzo è finito, quando ha superato la correzione di bozze ed è pronto per la stampa... beh, a quel punto aspetto la copia da inserire tra le altre nella libreria e non lo leggo più. So che, essendo trascorsi alcuni mesi dall'ultima correzione, potrei scovare parti che preferirei cambiare e, non potendo più farlo, ci rimarrei male.
- Durante la stesura leggo il testo un'infinità di volte e in tempi diversi. Lasciar scorrere il tempo prima di una seconda lettura mi aiuta a prendere la giusta distanza dalla storia, mi sento meno coinvolta e quindi più obiettiva, taglio e cucio senza troppi ripensamenti.
Quando il romanzo è finito, quando ha superato la correzione di bozze ed è pronto per la stampa... beh, a quel punto aspetto la copia da inserire tra le altre nella libreria e non lo leggo più. So che, essendo trascorsi alcuni mesi dall'ultima correzione, potrei scovare parti che preferirei cambiare e, non potendo più farlo, ci rimarrei male.
Cosa pensi della crisi dell'editoria, vedi la luce alla fine del tunnel?
- Deve esserci per forza, non si può vivere senza libri. Voglio essere ottimista, almeno questa volta.
- Deve esserci per forza, non si può vivere senza libri. Voglio essere ottimista, almeno questa volta.
Quali generi di letture ti piacciono e qual'é l'ultimo libro che hai letto?
- Mi piace spaziare, leggo davvero di tutto. Amo i romanzi che scavano nell'animo umano fino a scoprire ferite profonde. Non amo particolarmente il fantasy, aspetto una storia scritta veramente bene e che mi possa entusiasmare. Fra gli ultimi libri che ho letto c’è “Lo stesso vento” di Valerio Aiolli, un bravissimo autore fiorentino. È un gran bel libro del quale sto consigliando la lettura, in genere consiglio soltanto libri che ho letto e che mi sono piaciuti.
- Mi piace spaziare, leggo davvero di tutto. Amo i romanzi che scavano nell'animo umano fino a scoprire ferite profonde. Non amo particolarmente il fantasy, aspetto una storia scritta veramente bene e che mi possa entusiasmare. Fra gli ultimi libri che ho letto c’è “Lo stesso vento” di Valerio Aiolli, un bravissimo autore fiorentino. È un gran bel libro del quale sto consigliando la lettura, in genere consiglio soltanto libri che ho letto e che mi sono piaciuti.
Parla del tuo libri e spiega ai lettori perché dovrebbero leggerli
- Ho scritto due romanzi, “L'isola del- Ho scritto due romanzi, “L'isola delle lepri” e “La spiaggia di quarzo”, editi da Guanda. Sono molto diversi tra loro, il primo è una storia familiare, un romanzo di formazione, mentre il secondo lo definirei un romanzo di educazione sentimentale. Ma in tutti emerge un filo conduttore comune, legato alla memoria, al ricordo. A me piace entrare e uscire dal passato, calarlo nel presente per poi allontanarlo. Il passato è parte di noi, non possiamo farne a meno, ci ha forgiato nel bene e nel male e ce lo trasciniamo dietro per tutta la vita, influenza le nostre scelte, le nostre decisioni, le nostre emozioni.
Ho scritto anche alcuni racconti per il “Decameron 2013”, un'antologia curata da Marco Vichi.
Ho scritto un racconto per Scritto nella memoria, un'altra antologia curata da Vichi per Guanda Editore. Anche in questo la storia è legata a un ricordo familiare.
Per Leonardo Edizioni ho scritto “La cripta svelata”, un breve racconto ambientato nella Cripta di Santa Reparata a Firenze, e che fa parte della collana “Narrare humanum est”, ideata da Marco Vichi e dallo storico dell'arte Sergio Risaliti. È un'idea molto bella, più autori si sono cimentati nella scrittura di storie brevi ambientate in luoghi di importanza storica e artistica della città, per avvicinare il pubblico alle opere d'arte anche attraverso la narrazione.
Spiegare ai lettori perché dovrebbero leggermi è difficilissimo, per una come me quasi impossibile. Posso dire che il mio lettore preferito è colui che si avvicina alla lettura senza pregiudizi, che ama i salti temporali, immergersi nella vita dei protagonisti quasi fosse la sua.
Nelle tue storie il punto di vista è al femminile, si tratta di una scelta
casuale? Hai mai pensato di cimentarti con un protagonista maschile?
- In molti miei racconti è una scelta casuale, faccio parlare le emozioni
e farlo attraverso un personaggio femminile mi viene spontaneo. Ho
lavorato di recente a un racconto lungo, in questo caso ho deciso di cambiare,
scegliendo una voce narrante al maschile. È stata un'esperienza sfidante.
Stai lavorando a qualcosa di nuovo?
- Non smetto mai di scrivere, non sempre
lo faccio con l'intento di far leggere o di pubblicare, pertanto posso
dire che lavoro sempre a 'qualcosa di nuovo', almeno per me.
Come vivi la figura dell'editor?
- Per ora benissimo. Ho avuto il
privilegio di lavorare con un editor eccezionale, una donna dolcissima,
preparata, attenta.
Ho lavorato bene con lei, mi ha dato sicurezza, mi ha aiutato a crescere, a migliorare, i suoi consigli sono sempre risultati preziosi.
Ho lavorato bene con lei, mi ha dato sicurezza, mi ha aiutato a crescere, a migliorare, i suoi consigli sono sempre risultati preziosi.
Cosa consiglieresti a un novello scrittore?
- Nonostante l'età mi considero
anche io un 'novello scrittore', non so se sarò in grado di dare consigli.
Posso consigliare di non demordere mai, questo sì, e di non cadere nella tentazione delle pubblicazioni facili. A volte un testo che ci sembra perfetto necessita di una rilettura, di un consiglio. Non dobbiamo peccare di presunzione, ma rimanere umili.
Posso consigliare di non demordere mai, questo sì, e di non cadere nella tentazione delle pubblicazioni facili. A volte un testo che ci sembra perfetto necessita di una rilettura, di un consiglio. Non dobbiamo peccare di presunzione, ma rimanere umili.
Pensi che sia difficoltoso ancora oggi per una donna farsi spazio nel mondo
della scrittura?
- Oggi voglio pensare positivo a tutti i costi. La scrittura non ha
differenze di genere, io questo voglio proprio crederlo.
Se una storia è bella, ben raccontata, scritta con cura e attenzione, se suscita emozioni, allora sarà lei a farsi spazio nel mondo editoriale.
Se una storia è bella, ben raccontata, scritta con cura e attenzione, se suscita emozioni, allora sarà lei a farsi spazio nel mondo editoriale.
ANNA MARIA FALCHI
Nasce a Firenze nel 1967. All’età di
un anno si trasferisce con la famiglia in Sardegna, a Solanas, piccola frazione
di Cabras, nella provincia di Oristano, dove vive infanzia e adolescenza. Nel
1988 lascia l’isola per tornare a Firenze, dove attualmente risiede.
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