Un libro geniale, con un finale altrettanto geniale.
La protagonista è l'autrice stessa che racconta un periodo della sua vita.
In preda a una crisi creativa, Delphine conosce L., una gostwriter dalla forte personalità che, con maestria e naturalezza, entra nella vita dell'autrice fino a risultare essenziale per la sua sopravvivenza. Tra loro si instaura un'amicizia che isolandosi da tutto il resto, diventerà sempre più esclusiva.
In tutto il romanzo il lettore vive un senso di vertigine, di abbandono all'inevitabile fatalità degli eventi, è attratto suo malgrado in un vortice dal quale è difficile uscire, le stesse emozioni che vive Delphine.
La De Vigan affronta temi importanti sia per lo scrittore che per il lettore.
Dove si inserisce il confine tra bugia e realtà? Quanto deve essere vera una bugia per risultare credibile?
"Principessina mia, ma è vera la bugia che racconti?"
"Write yourself, you will survive", scrivi di te stesso e ti salverai, è una delle tante frasi del libro che mi ha colpito, soprattutto come autrice.
Innumerevoli le citazioni letterarie e cinematografiche che fanno di questa storia un bocconcino sfizioso per i più esperti.
Il primo marzo uscirà nelle sale il film "Quel che non so di lei", tratto da questo romanzo, con la regia di Roman Polanski e potremo vedere quanto il noto regista sarà stato capace di mantenere il fascino del libro.
Consigliata vivamente la lettura fino alla straordinaria e insostituibile parola fine.
Delphine De Vigan, nata a Boulogne-Billancourt nel 1966, ha scritto anche "Gli effetti secondari dei sogni" (Prix des Libraires Francia 2008 e bestseller tradotto in più di venti lingue), "Niente si oppone alla notte" (vincitore di numerosi premi) e "Le ore sotterranee", in Italia tutti pubblicati da Mondadori.
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