Cresciuta in un piccolo paese di provincia, si è stabilita a Buenos Aires dove si è laureata in Architettura.
Arrivata in Italia, dopo varie esperienze di vita e artistiche, sembra si sia stabilita nel Canavese.
Negli ultimi anni non esce di casa e si dedica a scrivere noir e gialli ispirati a fatti veri accaduti nelle pampas.
"Il cappotto della macellaia" dopo essere stato un successo di selfpublishing nel 2013, è stato poi ripreso e pubblicato nel 2016 da Mondadori.
Un noir ambientato in Argentina, narra i fatti che portano al delitto di giovedì 7 ottobre 1943.
Cosa accadde quel giorno? Chi fu la vittima e chi il vero colpevole?
Palo Santo è una piccola cittadina di duecentosette abitanti che vivono lontani dal mondo credendo di esserne comunque il centro.
Divertente, irriverente, assolutamente non politicamente corretto, un linguaggio sboccato ma vero, si legge a grande velocità.
Uno zoom sulla cattiveria e sulla tristezza umana, sui vizi e le virtù (poche) degli abitanti di questo piccolo e lontano paese di provincia: con una stazione, un'unica strada non asfaltata e qualche casa.
La famiglia della macellaia, la centralinista, la sarta, la merciaia e gli altri personaggi che ruotano intorno a loro, formano un quadro ben disegnato del carattere umano.
Vi affezionerete ai personaggi, faticherete a lasciarli andare e alla fine crederete anche voi che Palo Santo sia il centro del mondo.
"All'alba di giovedì 7 ottobre 1943, in un paese sperduto delle pampas argentine, fu ucciso un uomo.
La verità non venne mai a galla: i morti non parlano, gli assassini non si autoaccusano, l'unico testimone non disse nulla perché era il vero colpevole".
Questo l'incipit di un libro che consiglio vivamente e che finalmente porta una boccata di aria fresca.
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