About me

Questo spazio nasce con l'intenzione di condividere due mie grandi passioni: leggere e scrivere.
Qui troverete le recensioni dei libri che il destino mette sul mio cammino, quelli che scelgo per istinto in libreria o che mi sono stati consigliati.
Che siano classici o novità non ha importanza, l'importante è mantenere vivo l'amore per la lettura.
In più ogni tanto troverete le mie annotazioni, il mio punto di vista su ciò che mi circonda, ciò che coglie il mio sguardo sul mondo, come fosse un piccolo diario.
Il mio nome è Anna e vi do il benvenuto nel mio grande mondo!

Anna Crisci è nata a Firenze nel 1967, dove vive tuttora.
Autrice di commedie teatrali, scrive recensioni e
consigli di lettura sul sito Firenze Formato Famiglia e gestisce questo blog che è anche pagina Facebook dove tratta,
tra l'altro, di libri e spettacoli teatrali. Con il gruppo
ConsapevolMente si occupa di organizzare eventi per promuovere la figura femminile e la difesa della donna.
Nel 2017 ha partecipato con due
racconti all'antologia tutta al femminile “Squilibri”, edita
dalla Porto Seguro e ha pubblicato il suo primo romanzo "La lista di Clelia" anch'esso edito da Porto Seguro.



martedì 20 settembre 2016

Signora a chi?

Capita anche a voi di provare uno strano senso di impotenza, che si trasforma velocemente in un tic nervoso, quando si rivolgono a voi chiamandovi "signora"?
Chissà perché a noi donne infastidisce cosi tanto.

Quando succede che le persone, sopratutto i giovani, si rivolgono a noi con quell'intercalare, a metà strada tra l'educazione e il dovere, definendoci "signora", è chiaro che non lo fanno per rispetto, né tanto meno perché pensano di catalogarci come donne di gran classe. Semplicemente ci vedono vecchie.
Ci dà fastidio eccome, perché tutto ci sentiamo fuorché fuori moda.

Quando eravamo noi i giovani, le donne dai trentacinque anni in su erano veramente delle "signore". Avevano figliato già due o tre volte, erano le mamme dei nostri amici, le nostre zie.
Le donne all'epoca erano mogli o zitelle ed entrambe vestivano con i tailleur, le più spavalde sostituivano la gonna con un pantalone e le camicette erano candide, mentre i capelli portavano la messa in piega gonfiata dai bigodini. Quelle che di loro non si sposavano venivano gentilmente chiamate "signorine".

Noi siamo mogli, single o conviventi, ma in compenso ci chiamano tutte "signora". 
Noi vestiamo con i leggins, jeans strappati e se ci va ci facciamo ancora le trecce. Ci sono mamme che vestono con pantaloni attillati e la sera vanno fuori con le amiche. Sanno gestire i social network e probabilmente si fanno più selfie delle figlie.
Ci sentiamo ancora ragazzine, siamo forse meno mature delle nostre mamme, abbiamo visto un mondo diverso e pieno di possibilità e proprio non ci va di farci mettere in un angolo da una definizione.

Resta il fatto che in autobus ti cedono il posto, quando si rivolgono a te lo fanno con un "scusi signora" e rimani senza parole, dopo che ti sei girata pensando che si rivolgessero ad altri e scoprendo che invece dicevano proprio a te.
Chissà se anche le nostre zie e le nostre mamme si sentivano così, ancora piene di energie, ma già considerate da rottamare.

Credo che una delle ragioni che possa giustificare il nostro scompenso risieda nel fatto che la vita della donna si è arricchita di orizzonti. Non esiste più solo ed unicamente la famiglia, intesa come qualcuno da accudire e solo ed unico obiettivo, ma si è aggiunto il lavoro, l'importanza dell'avere i propri interessi e la varietà di relazioni esistenti nella vita di una donna, oggi considerata normalità, ma un tempo guardata come cosa di cattivo gusto. Varietà di relazioni che insegnano alla donna a non fare di un uomo il centro della propria vita, a mostrarsi curiosa del mondo e a rialzarsi dopo una sconfitta, spingendola a cercare ciò che è meglio per lei e probabilmente facendola sentire eternamente una teenager.

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